Valsesia 200 milioni di anni fa
tratto da
pensierimadyur.blogspot.com/2009/09/scoperto-un-vulcano-preistorico...
In Valsesia , sulle Alpi piemontesi , la verticalità di un vulcano si è messa in orizzontale, per un caso unico al mondo. Un vulcano fossile , che 288 milioni di anni fa ha sparato nell’atmosfera dai 300 milioni ai 500 chilometri cubi di materiale terrestre , oscurando il cielo e probabilmente cambiando il clima della Terra. Qualcosa simile alla caldera infernale dei Campi Flegrei , ancora attiva e inquieta: solo che qui puoi fare quello che lì è impossibile : entrarci dentro e capire. Toccare, misurare.
Un italiano e un americano ci lavoravano da vent’anni. Sinigoi, professore di petrografia all’Università di Trieste, e Quick, prorettore della Methodist University di Dallas, sono i loro nomi. Hanno battuto 400 Km di montagne, ignorato i sentieri, arrampicandosi per scarpate impossibili, dormendo in malghe abbandonate , in tendina o all’aperto, calati in corda doppia nei burroni e scesi i corsi d’acqua con canoe gonfiabili . Hanno raccolto infiniti campioni perché avevano capito di trovarsi davanti a qualcosa di unico sulla faccia della Terra. Tutte le rocce del vulcano avevano la stessa età. Erano il prodotto di un unico spaventoso evento.
Pochi mesi fa la conferma, i campioni raccolti sono passati attraverso le macchine di datazione dell’Università di Stanford, Usa e di Canberra , Australia. Oggi allora possiamo dire che risalire la Valsesia significa compiere un viaggio al centro della Terra , come in un romanzo di Jules Verne. 30 Km verso il buio e il fuoco , dove le rocce hanno raggiunto temperature e fluidità inimmaginabili da mente umana. Finora non si era riuscito ad entrare in un cratere fossile per più di 5 Km.
L’acqua spumeggiante della Sesia che scende ripercorre quasi fedelmente la strada e la direzione di quella lava vecchia di circa 300 milioni di anni. Chi ne segue la corrente vede tutta la sezione del vulcano in modo esemplarmente chiaro. Esci dalle risaie del Novarese, risali in fiume verso Romagnano , e la valle si rinserra , perfora una barriera di vulcaniti e porfidi sbrecciati ricchissima di vegetazione : è l’orlo della caldera , il mega-pentolone esploso nella notte dei tempi. Anche se la chimica e la geologia sono diverse , è un po’ come trovarsi sulla superficie della conca di Pozzuoli , fra l’isola di Nisida e Capo Misero.
Lungo il fiume graniti pesanti , compatti, durissimi, color grigio cinerino. Sono questi che hanno riempito l’esofago del gigante prima di farlo vomitare con violenza. Al paese di Scopello ci troviamo nella pancia del vulcano , il luogo della digestione dei magmi. Ora siamo a contatto con rocce di una durezza pazzesca , dense come il piombo. Gabbri e basalti , pieni di minerali , lisciati in superficie dal tempo.
Tra Balmuccia e il rifugio Borgosesia sopra Scopello , un’altra meraviglia , la Linea Insubrica , il punto di contatto tra lo zoccolo basale africano su cui abbiamo viaggiato finora , e la barriera eurasiatica che chiude la strada a nord-ovest in direzione del Monte Rosa. E’ qui, che in 50 milioni di anni fa, causa lo scontro fra due continenti , si sono formate le Alpi e il nostro vulcano spento si è coricato di fianco , miracolosamente integro , come un ricciolo di burro sotto la pressione di un coltello. Tutto intorno a noi svela pressioni spaventose. E dispiega con evidenza quasi scolastica la struttura intima della Terra.
La notizia ha fatto il giro del mondo, dopo un primo annuncio sulla rivista internazionale Geology.
Ognuno in cuor suo, sa cosa è giusto e cosa è sbagliato